giovedì 1 luglio 2010

L'uomo A-vitruviano: per altre narrazioni della disabilità


In un itinerario antropologico-storico-sociologico questo saggio di prossima pubblicazione mostra cosa sono, da dove vengono e dove possono arrivare le cosiddette disabilità. Mostra le erronee visioni e narrazioni esistite ed esistenti sulla disabilità e indica una via per iniziare a rompere quel grande schema vitruviano che ancor oggi ci sovrasta. L’uomo a-vitruviano è da sempre l’interfaccia naturale dell’uomo vitruviano e questo saggio lo dimostra. Muovendo dai caratteri di un archetipo, qui si ricostruiscono idealtipi dove si identificano le tappe fatali che, passando per genocidi e istituzioni totali, porteranno a una grande sistemazione-collocazione imposta dai vitruviani agli a-vitruviani, agli albori dell’età moderna. Poi, tramite l’antropologia sostanziale, si potrà conoscere la vera identità antropologico-sociale dell’uomo a-vitruviano e simultaneamente dell’uomo vitruviano, quale sua sdoppiatura forzosa. Qui esordiscono neologismi, nuove categorie analitiche. Tra architettura, ingegneria, arte, linguistica. Il testo consta di parti sviluppate in forma di saggio narrativo-critico. Non è uno dei vari libri sulla disabilità ripiegati su se stessi, si tratta di un’altra – tutt’altra ‒ narrazione rivolta in primo luogo ai non disabili.

Sinossi

La condizione umana-sociale oggi definita per (erronea) approssimazione come disabilità, necessita, più ancora di prima, di conoscenza vera, narrazione adeguata. Bisogna superare i tanti, troppi ritardi accumulati dalla comunità scientifica globale a causa di un’atavica rottura di paradigma, foriera di schemi artificiosi e falsi. È giunto il momento di confutare stereotipi e congetture millenarie discendenti da un esercizio di potere su vasta scala, su di noi senza di noi. Questo lo impongono i grandi cambiamenti e le grandi velocità, le macro connessioni complesse del medesimo sistema mondo. Lo vogliono i contenuti geoculturali della nostra Convenzione ONU. Per rispondere a questo, è imprescindibile l’intervento di chi è dentro a tale condizione e simultaneamente ha acquisito un adeguato sapere scientifico. Ossia, trattiamo del profilo di uno scienziato sociale storico specialista della tematica perché compenetrato in quella condizione.
Questo sforzo consta della ri-costruzione di un percorso storico-sociale intracomunicante, ossia appartenente a un corpo unico consono all’unità d’analisi spaziotemporale world system. Tale percorso si delinea per essere segnatamente articolato e muove in primo luogo dall’identificazione antropologica, iniziando dalla necessità di ri-concettualizzare i referenti in termini di attore e… comparsa. A tale scopo siamo ricorsi ai favori semantici di una famosa immagine evocante l’uomo assoluto: “L’uomo vitruviano, simbolo di un uomo auto-legittimato a sovrastare l’uomo a-vitruviano; atto discendente da una condizione contestuale di contingente-apparente e poi viatico di sedicente normalità (intesa come superiorità) contrapposta a un’anormalità (intesa come inferiorità) resa funzionale a bisogni dell’elemento dominante”. A verifica di detto pre-supposto, muovendo dall’antropologia fisica e dall’antropologia culturale, si giunge alla ri-costruzione identificativa di un forte archetipo esiziale-vessatorio. Qui emerge la funzione dell’ambiente naturale e poi dell’ambiente organizzato inteso come agglomerato di “proto-barriere”. Nell’insieme aggregato, trattiamo di forti indicatori da innesco di tre tipi storico sociali giustapposti. Rispetto alle conseguenti costruzioni, ciò è configurabile in termini di lunghe soppressioni e abbandoni non lineari. Ciò culmina in una grande sistemazione-collocazione da custodia esemplare tramite serragli promiscui, paralleli a usi ludici multipli di classe-ceto e assimilazioni popolari da sottocultura. Qui molti saperi antichi, simultanei e successivi, s’integrarono e furono impegnati nello sviluppare, legittimare e rappresentare tale assetto. Essi formarono una continuità a lungo raggio. Grande ruolo spettò alla teologia-filosofia, all’arte e alla letteratura intese come orientamento e reiterazione di azioni. Dalla precedente costruzione si arriverà all’identificazione e poi al perfezionamento del modello malatizzante-medicalizzato, ovvero alle prime istituzioni totali tematiche. Tale grande svolta è stata imposta in forme piuttosto articolate a partire dalla fase costitutiva del sistema mondo, ovvero dalla nascita dell’età moderna, scandita dall’umanesimo-universalista avviato dall’Impero di Spagna del XVI-XVII secolo, fino al culmine stabilizzante-definitorio del diciannovesimo secolo con il positivismo. Trattiamo delle stratificazioni della nostra grande metafora distorcente da età moderna-contemporanea, lo scientismo di quelle costruzioni tassonomiche giunte fino all’odierna fase del sistema mondo. Da qui tante distorsioni calcificate, recalcitranti e ri-prodotte in molte forme e modalità geoculturali-geopolitiche. Qui, affrancato il primato egemone della medicina, le estromissioni e le modalità discorsive nell’impegno di tutte le altre scienze-discipline assume significati rilevanti. Qui si esamina cosa hanno e non hanno prodotto architettura, statistica, pedagogia, psicologia, diritto e la stessa sociologia.
Da tutto questo è emersa la necessità di reperire un’ulteriore contestualità al soggetto agente e ‒ passando per conoscenze dissonanti a carattere spontaneo, funzionanti come importanti premesse-corollari ‒ siamo giunti a focalizzare l’antropologia sostanziale nata con i saperi sociali del XVII secolo. Con questo si è avuto modo di entrare nei sistemi individuali e collettivi che regolano il soggetto, potendo finalmente accedere all’universo gnoseologico delle potenzialità e dei dispiegamenti di noi altri. Tutto questo vuol dire che siamo risaliti alle fonti identificative di ciò che caratterizza la nostra specifica diversità antropologica e i suoi contesti sociali. Si tratta della strada maestra per iniziare a rompere quel grande schema che ancor oggi ci sovrasta e possiede in tutte le dimensioni spaziotemporali: siamo alle fondamenta di una grande discriminazione tuttora vitale, sebbene (tipicamente in alcune aree-contesti) resa più latente da tanti travestimenti e doppiezze.
Da quel percorso si è operata un’identificazione di vari soggetti agenti a-vitruviani leggendo tale condizione in rapporto ai rispettivi contesti storico sociali. Si è trattato di una rassegna fra profili eterogenei rispetto ai contesti e alle attività produttive, ma tutti qualificati da un’alta capacità produttiva, una forte esemplarità e carica carismatica. Qui emerge marcatamente una grande contraddizione: “La forza lavoro degli esclusi dalla divisione del lavoro”.
A seguire è stata affrontata la questione della definizione dei concetti, ossia la necessità scientifica di liberarsi da linguaggi obsoleti, approssimati, inidonei alla formulazione di categorie analitiche tematicamente appropriate. Pertanto si è proposto un primo itinerario sociolinguistico focalizzando ciò che concerne il ceppo delle lingue romanze.
Nelle parti “conclusive” si è avviata un’ulteriore articolazione concernente le questioni tematiche attinenti alla fase odierna del sistema mondo, partendo dagli assetti ideologici e organizzativi, reiteranti inadeguatezze e modalità discriminatorie a raggiera. Qui il discorso diviene geopolitico al presente e al futuro. L’itinerario resta in fieri, le sue articolazioni riguarderanno sviluppi susseguenti tramite altri percorsi (già ben avviati), comunque propedeutici a questo.